Ladakh, la terra dei passi Himalayani
Diario di viaggio in Ladakh. Nord India.
Il Ladakh, nell'estremo Nord Indiano, lungo l’alta Valle del fiume Indo, lascia senza fiato. Geograficamente è la continuazione naturale della catena himalayana, con montagne alte più di 6.000 metri, che incornicia Tibet, Nepal e Bhutan. La sensazione naturale che ne ebbi quando vi misi piede era di trovarmi in cima al mondo. Percorsi questa Terra in fuori strada lungo angusti tratti di montagna su altissime strade carrozzabili; il passo più alto, il Kardung-La è a ben 5359 mt. Il Ladakh è un intricato sistema di valli, gole, monti, laghi e fiumi che lo rendono particolarmente attraente per escursionisti, fotografi, ciclisti, motociclisti, e viaggiatori in genere. Un contrasto di colori dall’azzurro del cielo macchiato da candide nuvole, al verde dei prati coltivati ad orzo e colza, dallo scuro delle grandi ombre dei monti al leggero fluttuare degli alberi dei pioppi e di quelli da frutto.
Quel giorno di aprile partii da Leh, capoluogo del Ladakh, dove le tradizioni si sono fermate. La direzione era la Valle di Nubra che, insieme alla valle di Shayok si apre a nord della cittadina Leh, attraverso il Kardung-La, dove iniziò a nevicare. Scenari da fiaba fuori dal finestrino, sembravano non poter interrompere quel magnifico percorso di infinite emozioni. La neve cessava man mano che si riscendeva verso le valli finché le vidi, verdissime, preservate dalla civiltà grazie al loro isolamento. Nella Valle di Nubra c’è persino un deserto di alta quota con dune di sabbia che si indorano al tramonto. Dietro, le catene montuose del Karakorum, il Naga Prabat (8.126 mt.) e il K2 (8.611 mt.). Dormii in un campo tendato, coccolata con te e biscotti, accarezzata da un silenzio e da un cielo basso, punteggiato di stelle splendenti che sembrava voler entrare dentro il letto.
Un altro giorno fu memorabile. Mai avrei pensato di giungere così vicina alla Cina. C’è un grande lago, a 5 ore di strada da Leh, incantevole e di un incredibile colore azzurro e trasparente, il Pangong Tso, nella terra orientale del Ladakh, verso il Tibet. Seppi di altri, ugualmente straordinari, come il Tso Moriri e il Tso Kar che in quel viaggio non vidi. Ma mi bastò il Pangong, a 4.250 mt., il più grande della catena himalayana, dove mi fermai qualche ora, in una leggera e fresca brezza che increspava l’acqua del lago e pareva trasportare stormi di uccelli vivacissimi e migratori. Intorno, i campi tendati, spartani, dei viaggiatori come me, mi facevano riflettere sul senso del viaggio. Riparandomi il volto dal sole, cercai il confine orientale del lago, che si estendeva per altri 100 chilometri fino ad arrivare in terra cinese, perchè i due terzi della lunghezza del lago si trovano in Tibet. Mi immaginavo il candore del lago in inverno, quando ghiaccia, pur essendo di acqua salmastra.
Ad ovest del Ladakh, il passo di Fatu La, (a 4.147 m.s.l.m.), segna il confine con il Kashmir sulla strada che conduce a Kargill e Srinagar, lungo un percorso lunare inciso in aspre montagne. La porta sud del Ladakh è invece l’Himachal Pradesh attraverso il Taklang Pass (5.328 mt.), lungo una strada di alta quota che parte da Manali e che oggi potrebbe definirsi la “mother road” indiana.
Se scegli il percorso più comodo, prendi un volo da Delhi e sarai a Leh in poco più di un’ora, sorvolando bianchissime montagne, antipasto di un viaggio indimenticabile.
Testo by PassoinIndia